Il cambiamento
di Luigi GaglioCi troviamo in presenza del disastro, storicamente quasi contemporaneo, sia dell’ ideologia comunista sia di quella capitalistica, sia infine di quella liberista.
Il disastro é dunque tutto lì?
Accanto alla disfatta delle ideologie applicate alle nazioni, aleggia da tempo sopra di esse un'ombra inquietante, che gli succhia continuamente energia dal fegato.
I meccanismi di questo oscuro uccellaccio sono ai più oscuri e non controllabili.
Il sistema finanziario e politico sta compiendo il suo più grave errore di calcolo: considerare il denaro come l'unica forza del pianeta e dissanguare le nazioni.
Nonostante la pressione operata sulle popolazioni, c’è in effetti del nuovo che avanza, ma esso, nelle menti, è informe, forse proprio perché non si hanno tutti i connotati della crisi, che rimane particolarmente oscura e misteriosa.
La popolazione sente che cosa desidera, ma non riesce a dargli un nome né una forma, benché sostanzialmente reclami il mitico bene comune, il lavoro, o la libertà, o la democrazia, lo sviluppo della scienza e della cultura, o un insieme di essi, in funzione della latitudine in cui si trova.
In virtù del fatto che noi stessi non siamo altro che il tempo, dovremmo risalire alle radici del disastro e congelare il momento attuale, da cui poter discernere cosa fare.
Se noi, esseri umani siamo il tempo, ciò vuol dire che, però, siamo anche il futuro.
Ormai le analisi sono state sviluppate, tutta la storia é stata sviscerata, sappiamo perfettamente cosa é stato e cosa é, cosa si é trasmesso di buono e di cattivo nel nostro dna, cionostante non sappiamo cosa fare per il futuro del pianeta, e soprattutto per il nostro personale futuro.
Nell' affrontare le analisi, diacroniche e sincroniche, vediamo sempre in ogni caso che gli eventi si succedono quasi secondo leggi di causa ed effetto, tali che conoscendo le forze in gioco i risultati appaiono inevitabilmente consequenziali, anzi noi andiamo proprio a cercare di individuare quelle forze che hanno prodotto la crisi, ma se solo riconoscessimo l' inverosimile entità dei parametri in gioco, lasceremmo stare.
Se noi fossimo l'Umanità, tenteremmo di integrare il passato che ci ha prodotto tanta sofferenza, ma cosa diversa é la coscienza di un uomo da quella dell' intero pianeta o di un sistema.
Esiste poi una coscienza dell'Umanità? Quella che la intellighenzia di sinistra chiamerebbe collettiva?
Questa passione per la ricerca di una o più cause la rende evanescente, quantunque certo utile per la conoscenza, ma quando ci si domanda, ad esempio, come mai il vecchio corpo ci abbandona ? Allora c'é chi cerca di ripararlo, o sostituirne pezzi: artifizi e protesi utili solo a prolungarne l'agonia, oppure si domanda solo : perché ?
Forse, banalmente, perché in realtà prima o poi tutti i sistemi muoiono o cambiano.
Difficilmente il passato ci può indicare una strada, perché se così fosse, essa sarebbe stata già intrapresa; noi quindi sappiamo cosa non fare, ma ancora non sappiamo cosa fare e quindi proviamo a prendere strade nuove, andiamo a tentoni e domandiamo ad altri di seguirci, spesso non sapendo neanche noi dove, e a volte protestiamo e ci indigniamo.
Questo accade perché pur essendo, noi, il futuro non sappiamo riconoscerlo in noi stessi, e se così é, come potrebbe farlo l'umanità intera o il sistema?
Oggi, però, dal cambiamento, ci si attende qualche cosa di diverso, che non sia solo il miglioramento della condizione dello schiavo che diviene servo, del lavoratore che acquisisce il diritto a non schiantarsi di fatica, delle donne che acquisiscono il verbo e il voto, dei bambini che non devono lavorare, bensì una rivoluzione che sancisca e implementi definitivamente i diritti di tutti gli esseri umani; non basta più quindi una rivoluzione per fame, per denaro, per potere o per singole ragioni sociali, non basta più una rivoluzione di sangue.
Ci serve qualche cosa di storicamente diverso e ben più che epocale, ed enormemente più complesso da realizzare, che non vincere una semplice battaglia o fare una rivoluzione violenta, che in fin dei conti é la cosa più stupida e facile da farsi.
Alcuni cercano nuovi sistemi, altri pensano di migliorare quelli esistenti, altri ancora, ciechi, desiderano che il caos permanga o che si accentui.
Qualsiasi catastrofe, o crisi che dir si voglia, però presuppone "il cambiamento", perché altrimenti non sarebbe una catastrofe, né una crisi, e se il cambiamento riguarda l'intera umanità, non é un singolo uomo che può essere artefice della vittoria.
C'era un nostro caro amico che diceva spesso: "Con un coltello puoi tagliare il burro od uccidere un uomo".
E' il Sistema allora che va cambiato?
Possiamo, io o tu, da soli, scegliere il futuro che ci attende?
Luigi Gaglio
Ingegnere libero professionista, specialista in varie discipline, ma in modo particolare in strutture, disastri, valutazioni ambientali, sicurezza nei cantieri.
Nel 1985 fonda insieme a S. Puledda e B. Battaglia l'associazione ecologista pacifista "Futuro Verde".
Nel 1986 elabora con S, Puledda e I.Robinson una ricerca sui possibili disastri locali e planetari, ed i relativi sistemi di sopravvivenza.
Nel 1996 si impegna politicamente e partecipa alla fondazione del Partito Democratico da cui si allontana nel 2011.
E' socio del Centro Studi Umanista Salvatore Puledda.