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Nov 1, 2012
Category: ITA
Posted by: gianfrus

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Jul 12, 2012
Category: Generale
Posted by: gianfrus

Dal 2 al 4 Novembre 2012

 

Tempo, rappresentazione e strutturalità nell'esperienza umana e nelle scienze naturali

di Gianluca Frustagli

Il cammino delle conoscenza nella storia dell'uomo ha proceduto contestualmente con l'evoluzione dei sistemi di rappresentazione. Possiamo considerare tali sistemi come a delle forme utilizzate per sintetizzare ciò che si è prima percepito, e quindi strutturato, a partire tanto dai sensi esterni quanto dalla nostra realtà interna o intracorporea. Questo è avvenuto fin dal momento in cui le conquiste evolutive hanno cominciato a trasmettersi da un essere a un altro, da una generazione a un'altra, più mediante la comunicazione indiretta che mediante la trasmissione genetica, ovvero dal momento in cui l'essere umano si è costituito come essere storico.

Le scienze naturali, soprattutto nella forma in cui si sono sviluppate nel mondo occidentale negli ultimi secoli, dal momento in cui l'uomo, con un nuovo sguardo, ha rivolto una sempre maggiore attenzione verso il mondo esterno, offrono un eclatante esempio di sviluppo dei sistemi di rappresentazione all'interno dei quali prolificano e si succedono modelli e teorie. Attraverso questi modelli e teorie si stabiliscono relazioni sempre più complesse fra i fenomeni e si rende possibile la costruzione di strumenti (concettuali o materiali) che permettono di intervenire, con efficacia via via maggiore, sui fenomeni stessi, aprendo nuove successive possibilità.

Ma accade contemporaneamente che lo stesso sviluppo di queste teorie e modelli ci possa progressivamente allontanare dall'esperienza nascondendoci aspetti che ora saremmo in condizione di cogliere ma che, per loro natura, sono molto distanti dal sistema di premesse che, molto tempo fa, ha costituito la base per l'elaborazione di queste teorie. Accade così, per esempio, che nella Fisica, si tenda a sostituire le particolari rappresentazioni dei fenomeni ai fenomeni stessi e che [le rappresentazioni di] campi e particelle vengano presentati come elementi “fondamentali” di una realtà esterna “oggettiva”, mentre tutto il resto, inclusa la coscienza umana, il prodotto più avanzato e complesso dell'evoluzione, viene paradossalmente relegato al ruolo totalmente periferico di “epifenomeno”. In questa situazione il concetto di “tempo” rappresenta un altro caso particolarmente paradossale: considerato anche solo come grandezza fisica costituisce l'esempio di ciò che oggi sappiamo misurare con maggior precisione. Eppure, se ci riferiamo agli ultimi sviluppi delle Fisica Teorica sembra che la sua esistenza non sia per nulla necessaria alle equazioni che descrivono le dinamiche “fondamentali” nella teoria quantistica. Tanto innecessario da far arrivare qualcuno ad affermare che, forse, “il tempo non esiste”.

Come può essere "nulla" ciò che sappiamo misurare meglio e che, per altri aspetti, è forse l'elemento più problematico ed enigmatico che accompagna la nostra esistenza, fino a marcarla con un “inizio” ed una “fine”? Cosa significa ciò?

I tentativi, entrambi segnati dal fallimento, di Henry Bergson prima e di Ilya Prigogine poi, di collocare il tempo in una posizione centrale scatenarono una tale opposizione polemica che sembrava andare ben oltre il merito delle loro teorie. È lecito sospettare che, in realtà, la contesa sottostante fosse un'altra e che riguardasse più la concezione dell'essere umano e la sua “posizione” nel mondo, senza che i contendenti se ne avvedessero?

Con questo contributo intendo appena abbozzare un quadro di relazioni fra gli elementi citati ed avanzare l'ipotesi che un atteggiamento descrittivo che tenda a riconoscere strutture e livelli strutturali possa portare ad allontanarci da questi apparenti paradossi, dinnanzi ai quali sperimentiamo un registro di chiusura e di mancanza di una via d'uscita riconoscibile per il progresso della conoscenza.

Tale inquadramento strutturale potrebbe manifestare una particolare forza e fascino rispetto alle concezioni che oppongono il vecchio determinismo alla rassegnazione e al non-senso della caoticità e alla frammentazione della "complessità" e si estenderebbe non solo a riconoscere e costruire strutturazioni in senso spaziale ma anche in senso temporale. La strutturazione del tempo permetterebbe, a sua volta, di uscire dalla dicotomia fra l'antico tempo ciclico e l'insostenibilità asettica del tempo lineare, combinandole in una concezione di evoluzione “a spirale” tridimensionale e a più livelli, quasi a concretizzare, nel vissuto, quello che Einstein aveva immaginato in un ambito molto più specifico: la curvatura dello spazio-tempo. Parlare di tempo allora significherebbe non più parlare di un astratto tempo cronologico, riducibile a una variabile numerica,  ma significherebbe parlare dell'evoluzione dei processi nel tempo, con le loro caratteristiche e relazioni fra momenti di uno stesso processo e fra cicli evolutivi in cui potremmo riconoscere e sperimentare corrispondenze più profonde.
 

Gianluca Frustagli

42 anni, nato a Roma. È diplomato in Telecomunicazioni ma ha studiato fisica all'Università di Roma "La Sapienza". Nel 1997 ha iniziato a lavorare all'Istituto Superiore di Sanità di Roma nell'allora Laboratorio di Ingegneria Biomedica ed è attualmente Collaboratore Tecnico Enti di Ricerca nel Dipartimento di Tecnologie e Salute dove si occupa di sistemi e applicazioni per il calcolo scientifico ad alte prestazioni (HPC) applicato alla realizzazione di simulazioni numeriche di sistemi bio-chimico-fisici ed elaborazione di dati sperimentali.

È entrato a far parte del Movimento Umanista nel 1998, nel gruppo di Salvatore Puledda e ha anche partecipato nei gruppi dei Messaggeri del Messaggio di Silo fin dall'inizio.

Fa parte del gruppo che ha fondato il Centro Studi Umanista "Salvatore Puledda" di Roma, contribuendo fin dalla sua costituzione alle attività di studio e organizzazione degli eventi promossi, tra cui i Simposi del 2008, 2009 (il Simposio Europeo) e 2010. Fa parte della Commissione del Parco Attigliano fin dall'inizio della sua attività.

Fin da bambino ha coltivato un grande interesse per le scienze, la filosofia e la tecnologia, interesse che ha sviluppato anche in modo autonomo (oltre che nei corsi di studio scolastici, universitari etc.). Ora è particolarmente interessato a portare in questi campi e sui temi ad essi legati, uno sguardo umanista.